Ciao Sandro

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Mentre passano i mesi ogni tanto ripenso a Sandro. Se n’è andato a dicembre, è di nuovo con Natalia, la donna della sua vita. Lei che lo aveva iniziato alla cucina siciliana, e gli aveva reso dolci quei vent’anni insieme, poi si era ammalata gravemente a soli 55 anni e in un anno se ne era andata. Dodici lunghi mesi sofferti, nei quali Sandro l’aveva accudita ogni giorno, poi era rimasto solo, in quella casa piena di libri, e aveva iniziato a sentirne l’insopportabile assenza, mentre cominciavano i guai di salute. Quando Sandro Bellei è mancato aveva mille progetti da portare a termine, ma ne aveva già realizzati altrettanti. Modena gli deve molto, aveva esplorato in lungo e in largo la cucina modenese, e ne aveva codificato i baluardi, in un numero imprecisato di volumi, che raccontano la sua passione per la storia, la cucina e le tradizioni, come la collana Cosa bolle in pentola a Modena, scritta a quattro mani con Ugo Preti, e il più recente Modena a tavola di Edizioni modenesi, un’opera omnia sulla cucina geminiana, ma ci lascia anche una monumentale collezione di libri e documenti con autentiche rarità, che gli eredi sono intenzionati a donare alla città. Non sono riuscito a scrivere nulla quando è mancato, avrei potuto cercarlo qualche volta in più, e coinvolgerlo maggiormente, di lui mi rimangono le giurie di fine anno fatte insieme alla scuola alberghiera di Serra, e quelle della sfida del tortellino con Bologna, le sue posizioni nette sulla cucina che voleva tradizionale, le amate tagliatelle di Bollo, i suoi racconti degli anni d’oro, di quando era un cronista d’assalto al Resto del Carlino, l’intervista a Gianni Brera, al ristorante Bianca, alternando tortellini, zampone e buone bottiglie; l’epopea di Fini, i successi di una dinastia che aveva portato Modena nel mondo, che tante volte aveva descritto nelle pagine del quotidiano, il rammarico di non poter scrivere più il discorso di Sandrone e questo mi coinvolge personalmente, di non essere riuscito a renderlo partecipe della Confraternita del Gnocco d’Oro, malgrado lui ne avesse espresso il desiderio. Ci mancherà quel modo rispettoso di porgersi, ma anche quel suo essere tagliente a volte, quell’aplomb colto nel raccontare e nel rivendicare quando Modena veniva bistrattata, ci mancherà quell’inalberarsi bonario quando la sua città non veniva valorizzata e capita. Ciao Sandro.

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Pubblicato su QN Resto del Carlino – agosto 2016
 Crediti Fotografici Giuliano Bezzi Ph

 

 

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