Tradizione e leggerezza al Forte di Sestola

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A portarmi qui a Sestola il caldo torrido di questi giorni, e il ricordo delle prime zingarate adolescienziali. Meta di quegli anni la discoteca Escalier, e le escursioni in notturna, a chi arrivava prima sul Cimone, poi tutti da Pelloni, per le crescentine, e qualche anno dopo, da Bertoli al San Rocco. Prima di cena la vasca, in un centro storico ordinato e pulito, pieno di negozietti, di locali e di gente, dove rivedi sempre qualcuno, e se hai voglia di sgambare un po’, c’è la direttissima al castello, una breve ma ripida scarpinata (che mette appetito) e conduce al panoramico complesso medievale che fu il più rilevante presidio estense del Frignano, ora divenuto sede museale e luogo di eventi. Ai suoi piedi, accanto al campanile, c’è il Forte, un locale a conduzione familiare, dove riscoprire le ricette della cucina di montagna rivisitate con competenza ed estro. Idee chiare, un sorriso per tutti, e voglia di fare bene, animano l’operosità della famiglia Tintorri, che 4 anni fa ha trasformato una merceria di paese, in un’accogliente osteria contemporanea, con atmosfere calde e informali, portando con sè tutta l’esperienza acquisita al ristorante Boschetto, poco distante, aperto dal nonno circa sessant’anni fa.

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Una famiglia che tradisce una sincera vocazione all’ospitalità, a quel sottile piacere che si prova nell’accogliere le persone in casa, per offrire loro ciò che abbiamo di più buono, condividendo quel tal salame che ci ha portato un nostro amico, la bottiglia del vignaiolo che abbiamo scoperto mentre eravamo in vacanza, quel liquore buonissimo che abbiamo assaggiato in un rifugio alpino. Tutto è fatto in casa, a partire dalla pasta fresca in tutti i formati, agli antipasti, ai secondi, ai dolci, e al gelato biologico, con una cantina che esplora tutte o quasi le regioni d’Italia. I piatti del menu non hanno limitazioni di tempo e di luogo, e nascono dopo un viaggio, un incontro, un’esperienza, frutto di accurati e conviviali tasting, dove l’ultima parola spetta sempre alla piccola Penelope, l’ultima nata di casa. Una cucina leggera, ricca di verdure ed erbe aromatiche, che trae la sua forza dalle materie prime locali e dalle ricette di famiglia, e si esprime seguendo il ritmo delle stagioni. In primavera – estate ci sono i classici tortelloni ai porcini e tartufo; le mezzelune alle ciliegie, con erbette fresche di montagna; Ricordo di Provenza, un dessert al profumo di lavanda. In autunno – inverno, le pappardelle coniglio e arancio; i tortelloni alla castagna e lambrusco; il cremosino alla nocciola, con caramello al sale; ma anche gli spaghetti al Chianti, speck, ricotta, Parmigiano e porro; la polenta taragna, le crescentine, il gnocco…

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di Luca Bonacini

Pubblicato su Qn Resto del Carlino

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