Risorge Oreste, il ristorante dei Premi Nobel

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Modena ha di nuovo il ‘ristorante Oreste’ e piazza Roma ora è ancora più elegante. Dopo quasi due anni di restauro il ristorante amato da Enzo Ferrari, frequentato da Premi Nobel, intellettuali e attori famosi, ritorna a splendere in quell’angolo della città che guarda al palazzo Ducale, dove nel 1963 il regista Mario Missiroli girava ‘La bella di Lodi’ protagonista una seducente Stefania Sandrelli. Un film che ebbe come comparsa anche lo scrittore Antonio Delfini ritratto mentre cena ai tavolini di Oreste, un locale già allora in cima al gradimento dei modenesi e di chi veniva da fuori, primato allora insidiato solo dal mitico Fini. Non un semplice maquillage ma un vero e proprio restauro che ha riportato alla bellezza originale un baluardo della cucina nostrale, dal ’59 nelle abili mani della famiglia Cantoni, famosa a livello nazionale per i piatti sopraffini. È Matteo de Pietri il protagonista del nuovo corso, impegnato prima nel lungo cantiere e ora nel rilancio della storica insegna. A lui si deve il paziente recupero degli ambienti dove sedettero tutti i più grandi piloti di sempre, Fangio, Ascari, De Portago, Villoresi, Moss, Musso, Hill, Scarfiotti, Surtees, Behrà, Parkes, ‘obbligati’ a mangiare modenese dal Drake. Che dire dell’insegna della prima ora posta all’ingresso, delle salette al piano di sopra finalmente ritrovate, dell’ingresso, della scala, del cavedio e della cucina dell’Angelo Pò originale del ’59, come descrivere le 134 sedie in legno firmate Giò Ponti ancora perfette dopo oltre mezzo secolo. Un’insegna finalmente restituita alla città, che negli ultimi sessant’anni ha scritto pagine indelebili della nostra storia. Il menu fresco e vivace parla di tradizione e di proposte contemporanee. La tartar di tonno al mascarpone, i paccheri all’astice, i passatelli asciutti con ragù di cortile, i tortellini in crema di latte (maiuscoli), poi il plateaux di crudi e la grigliata di gamberi, per chiudere con la golosa coppa Oreste (ricetta del 1936).

di Luca Bonacini

Pubblicato in versione parziale su QN Resto del Carlino – 2020

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