UNA FETTA D’ANGURIA GHIACCIATA E PASSA IL CALDO

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L’anguria come
antidoto al caldo
di Luca Bonacini

Come sfuggire al gran caldo? Gli esperti
consigliano di bere molto, purtroppo solo acqua, mangiare leggero, e anche qua
la vedo dura, e ci esortano a fare passeggiate nelle ore fresche. Puntare sulla
verdura e sulla frutta si conferma un toccasana formidabile per vincere la
calura e nutrirsi con intelligenza, e c’è chi consiglia il cocomero, particolarmente
indicato perché ricchissimo di acqua (90%) e di vitamine. Beh qua accetto il
consiglio alla grande, niente di più straordinario quando il caldo spinge, di
godersi una fetta o due di anguria ben fredda, e ammetto che per due mesi
all’anno, metto “la rossa”, anche io al primo posto assoluto, addirittura prima
di gnocco, crescentine, e borlenghi. Il cocomero arriva in Italia dall’Africa intorno
al 1100
, grazie agli scambi che seguirono alle Crociate, ma era già conosciuto dalle
classi nobili, e le sue origini sono antichissime. Un frutto straordinario, dissetante,
dolce, fragrante, un formidabile alleato delle diete, ipocalorico, e depurativo,
con i carotenoidi contenuti nel colore rosso, che svolgono un’azione
antitumorale, un frutto buono, che fa bene quindi, ma che dura troppo poco,
ahimè alla fine di agosto ci lascerà. Se ne fanno gelati, sorbetti, frullati,
cocktail, e addirittura marmellate e torte, mentre l’alta cucina lo ha scoperto
da tempo: nel suo Almanacco Gualtiero Marchesi ne descrive le proprietà e spiega come acquistarlo;
Massimiliano Alajmo chef e patron de Le Calandre di Padova, lo propone come
“collutorio” prima di un piatto di carne; Mauro Uliassi, chef stellato di
Senigallia, accosta  il cocomero alle triglie,
couscous, acqua di pomodoro ed erba cedrina. Lidia Bastianich esorta a cibarsi
di insalate con lenticchie, sedano, carote, mele, pomodori e cocomero. Lo chef
del D.O. Davide Oldani propone l’ anguria, con pasta di salame, salicornia, e
lime, e c’è anche chi taglia il cocomero per grigliarlo, trasformandolo in una
bistecca, da condire con olio e sale. Un frutto duttile e pieno di risorse dunque,
ma il cui impiego più diffuso rimane senz’altro quello di consumarlo ghiacciato
e a fette. Dove dunque approvvigionarsi del frutto più dissetante in
circolazione? Le baracchine che un tempo erano meta dei nottambuli modenesi
sembrano ormai diventate rare, eccone alcune, quelle superstiti, che vi
toglieranno d’impaccio in una serata afosa: in Via Divisionie Acqui, c’è il
Chiosco Zelig, in via Morane c’è Eros; e in Viale Caduti in guerra, c’è il
chiosco bar della passeggiata.
Pubblicato su QN Resto del Carlino giugno 2015


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