Distillare grappa per passione

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Priscilla Occhipinti distillatrice e titolare della Nannoni di Grosseto

E’ un bel mestiere quello del grappaiolo, scegli con cura le vinacce, le distilli, e ti dedichi alla promozione di qualcosa di buono che hai fatto tu, e praticamente non ha scadenza. E’ un mestiere antico, che risale almeno al VII secolo a.C. quando in Mesopotamia, dopo l’abbandono del nomadismo l’uomo cominciò a dedicarsi all’agricoltura. E’ da quei luoghi fertili che arriva lentamente in Europa buona parte di ciò che c’è di più buono sulla terra, dai cereali ai processi fermentativi da cui discendono il pane, il formaggio e le bevande euforizzanti. Sulla distillazione delle vinacce, non vi sono certezze, ma leggende, una ipotizza che potrebbe essere arrivata a noi grazie ai legionari romani di ritorno dall’Egitto, un’altra riferisce che nel 511 d.C. arrivò in Friuli la tecnica della distillazione, grazie alle dominazioni dei Burgundi che già ne facevano ampio uso distillando il sidro di mele. Nella nebbia della storia, l’unico dato certo è che la grappa (dall’etimo graspa, vinaccia), è qualcosa di assolutamente italiano. Dal 1989 infatti solo un distillato nato nei confini dell’Italia e di San Marino può chiamarsi così, grazie alla denominazione sancita in quell’anno dall’Europa. Un prodotto dalla distillazione delle vinacce un tempo considerate di scarto, che poi si diffuse a macchia d’olio nella Penisola, diventando di grande tradizione in Veneto, Friuli, Piemonte, Trentino. Ma anche il resto dell’Italia attraverso piccoli distillatori si è distinta a macchia di leopardo per la produzione di ottimi prodotti. Nelle campagne di Paganico (Grosseto), nel minuscolo borgo di Aratrice, dagli Anni Settanta la Nannoni tramanda l’arte del bere sano e di qualità distillando le migliori vinacce d’Italia, che arrivano fresche e si lavorano entro 24 ore. Fu grazie a un’ intuizione di Gioacchino Nannoni che nacque la “grappa di fattoria”, innescandosi un nuovo rapporto fra Distilleria e vignaioli: a ogni azienda agricola veniva riconsegnata la grappa ottenuta esclusivamente dalle proprie vinacce fresche, immediatamente distillate. Curare e selezionare le partite di vinaccia, e ottenere così un prodotto non di scarto, capace di fornire grappe di tenore alcolico elevato, non sgarbate e mediocri, fu un’ innovazione che piacque ai clienti e ai vitivinicoltori. La Nannoni continuò nel segno della qualità creando distillati che contribuirono a far crescere il mercato decretando insieme al lavoro di alcuni altri distillatori un vero e proprio successo e una crescente reputazione. Oggi il maestro distillatore è Priscilla Occhipinti, che nel frattempo ha acquisito la titolarità della Nannoni, considerata la “regina degli alambicchi”, e astro nascente della distillazione italiana e internazionale, si dedica con passione a produrre i migliori distillati che poi arrivano a rappresentare l’Italia nelle enoteche e nei ristoranti più rinomati, dal Giappone all’America, dalle Hawaii alla Corea, dalla Scandinavia alla Cina. Anche oggi duecento vignaioli da tutta Italia affidano, ad anni alterni, le loro migliori vinacce alla Nannoni, che le trasforma dopo un lento e amorevole lavoro in grappe di assoluta eccellenza, sicuramente tra le migliori in Italia. Un sistema di distillazione discontinuo con impianto a vapore e colonne a basso grado, permette di ottenere grandi prodotti, rispettando e valorizzando i profumi di ogni singola partita di vinaccia.  La stessa cura certosina dedicata alle “grappe di fattoria” è costantemente riservata da Priscilla Occhipinti anche ai prodotti che recano in etichetta il nome Nannoni (grappe, acquaviti, brandy), con le varianti pregiate all’ albicocca, al miele, alla prugna.

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http://www.nannoni.net/

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