Il fascino immortale del Real Fini

Commenti (0) Modena & Co, Ristoranti

fini1

Sofia Loren e Giorgio Fini (a dx)

Quella hall metteva soggezione, arredi di classe, ricercati drappeggi, pregiati lampadari di cristallo, marmi, eleganti boiseries, e la percezione che in quel posto fossero accaduti incontri davvero speciali. Ed era stato proprio così, al Fini di Largo Garibaldi, erano scesi re, regine, presidenti, Premi Nobel, famosi attori, e celebrati piloti, e quelle suite principesche con tutti i confort, i saloni da mille e una notte, i lunghi e ovattati corridoi, da percorrere assaporando quel profumo di nuovo, avevano un atmosfera internazionale seppur un pò geminiana. Se poi avevi fortuna c’era Giorgio Fini ad accoglierti, un anfitrione senza pari, capace di far sentire a suo agio lo sceicco e la persona comune. A “dirigere il traffico” e a fornire il primo benvenuto il portiere, una figura chiave dell’hotel, prodigo di semplici e autentici gesti, a disposizione del forestiero in arrivo, un ruolo che anche Livio, aveva ricoperto. Quanti anni erano trascorsi da quando il cavalier Telesforo lo aveva assunto? Tanti, ma sembrava ieri. Ne aveva quindici, quando nel 1967 aveva iniziato in Largo Garibaldi nel ruolo di lift il ragazzo dell’ascensore, e l’hotel aveva 120 dipendenti di cui 20 solo all’accoglienza, poi erano arrivate le responsabilità, prima al centralino, poi turnante di portineria, promosso secondo e primo portiere, e infine capo ricevimento. In quegli anni, tutti volevano cenare e dormire da Fini, un marchio di qualità che da tempo aveva varcato i confini nazionali, e si potevano incontrare i big del volante Musso, Behra, Fangio, Ascari, Collins, Parker. Sul ponte di comando c’era il temuto direttore Moglia, che viveva in albergo, e ogni notte alle tre compariva nell’atrio per controllare che tutto fosse a posto. Al bar miscelava Tony Guida il più grande barman che Modena abbia avuto, al Suo aperitivo della sera, era vietato mancare. Poi c’erano i clienti, alcuni dei quali risiedevano in albergo, come i luminari del Policlinico Maciotta, Cortesi, Zinelli, o il burbero pilota e costruttore De Tommaso, che soggiornava nella 226, a cui nessuno voleva portare la colazione; ma anche il pilota Juan Manuel Fangio; Gilles Villeneuve, (prima guida della Ferrari), e a qualche camera di distanza l’acerrimo nemico Didier Pironì. Si videro Mickhail Gorbaciov che scrisse un memorandum di ringraziamento, Paul Newman, che tornò per quattro o cinque volte, anche con il figlio, Anna d’Inghilterra, insieme alla dama di compagnia, Remi Krug, Peter Gabriel, Eric Clapton, e tanti altri.

fini3

 di Luca Bonacini

Pubblicato su QN Resto del Carlino – dicembre 2016

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *