INCONTRI DA RICORDARE TUTTA LA VITA
di Luca Bonacini
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John Hemingway, nipote dello scrittore venne a Modena nel 2004 |
Cosa sarebbe la nostra vita senza gli altri. Incontrare è
quello che vorremmo accadesse fin da bambini quando cerchiamo un compagno di
giochi che si diverta con noi, e quando da adolescenti scegliamo il gruppo di
amici con cui dividere le prime vacanze e le prime bisbocce. La donna della
nostra vita la cominciamo a cercare già da allora, e dopo le inevitabili
catastrofiche esperienze, sarà colei che avremo accanto per il resto della
vita, destino permettendo. Continuiamo a incontrare per tutta la vita, saranno incontri
belli, normali, indimenticabili, ma anche sgradevoli, e per chi ci crede alla
fine dei nostri giorni ci attende l’incontro più importante. La nostra giornata
è piena di brevi momenti nei quali sfioriamo la vita di altre persone, e in
pochi secondi abbiamo l’opportunità di ascoltare, aiutare, conoscere,
comprendere, oppure di lasciare che l’attimo sfumi, spesso per non ritornare.
Ci sono luoghi poi, nei quali imbattersi nell’altro è la parola d’ordine,
luoghi privilegiati dove fare conoscenze memorabili da ricordare tutta la vita,
sono i ristoranti. La nostra provincia, divenuta un crocevia imprescindibile di
alta cucina, grazie al lavoro di Telesforo e Giorgio Fini, e a quello di
Massimo Bottura, che hanno catapultato Modena nel mondo, arrivano ogni giorno
persone che non ripartono senza prima aver vissuto l’esperienza della cucina
modenese, e che ricorderanno quel piatto, quello chef, quella speciale
atmosfera, per tornare alle rispettive destinazioni, divenendo promotori
autorevoli di una Modena che lascia il segno. E allora ecco Lou Reed lasciarsi
convincere a cenare modenese, alla Francescana da Massimo Bottura; Margherita
Hack deliziarsi con il gnocco dessert al cioccolato, all’Erba del Re di Luca
Marchini; Hugh Grant ordinare gnocco e
salumi al Caffè Concerto, da Matteo De Pietri; Gino Paoli assaggiare i salumi
eccezionali della drogheria da Panino, di Beppe Palmieri; Alberto Sordi
ordinare tortellini e zampone al ristorante Oreste, da Guerrino Cantoni; Giorgio
Gaber mettersi ai fornelli al posto della cuoca nel ristorante Il Fantino; gli
Abba all’apice del successo invadere il ristorante Il Caminetto; Barry White
incontrare a tavola al ristorante Club Europa ’92, il maestro Pavarotti; il
campione iridato Michael Schumacher festeggiare una vittoria da Pirri; Enzo
Ferrari discutere un ingaggio con Clay Regazzoni al ristorante Cavallino; Michael
Douglas e Catherine Zeta Jones, ordinare i calzagatti e le frittelle di
minestrone all’Osteria Giusti da Nano; John Hemingway, nipote dello scrittore
premio Nobel, prendersi l’aperitivo al Caffè dell’Orologio.
quello che vorremmo accadesse fin da bambini quando cerchiamo un compagno di
giochi che si diverta con noi, e quando da adolescenti scegliamo il gruppo di
amici con cui dividere le prime vacanze e le prime bisbocce. La donna della
nostra vita la cominciamo a cercare già da allora, e dopo le inevitabili
catastrofiche esperienze, sarà colei che avremo accanto per il resto della
vita, destino permettendo. Continuiamo a incontrare per tutta la vita, saranno incontri
belli, normali, indimenticabili, ma anche sgradevoli, e per chi ci crede alla
fine dei nostri giorni ci attende l’incontro più importante. La nostra giornata
è piena di brevi momenti nei quali sfioriamo la vita di altre persone, e in
pochi secondi abbiamo l’opportunità di ascoltare, aiutare, conoscere,
comprendere, oppure di lasciare che l’attimo sfumi, spesso per non ritornare.
Ci sono luoghi poi, nei quali imbattersi nell’altro è la parola d’ordine,
luoghi privilegiati dove fare conoscenze memorabili da ricordare tutta la vita,
sono i ristoranti. La nostra provincia, divenuta un crocevia imprescindibile di
alta cucina, grazie al lavoro di Telesforo e Giorgio Fini, e a quello di
Massimo Bottura, che hanno catapultato Modena nel mondo, arrivano ogni giorno
persone che non ripartono senza prima aver vissuto l’esperienza della cucina
modenese, e che ricorderanno quel piatto, quello chef, quella speciale
atmosfera, per tornare alle rispettive destinazioni, divenendo promotori
autorevoli di una Modena che lascia il segno. E allora ecco Lou Reed lasciarsi
convincere a cenare modenese, alla Francescana da Massimo Bottura; Margherita
Hack deliziarsi con il gnocco dessert al cioccolato, all’Erba del Re di Luca
Marchini; Hugh Grant ordinare gnocco e
salumi al Caffè Concerto, da Matteo De Pietri; Gino Paoli assaggiare i salumi
eccezionali della drogheria da Panino, di Beppe Palmieri; Alberto Sordi
ordinare tortellini e zampone al ristorante Oreste, da Guerrino Cantoni; Giorgio
Gaber mettersi ai fornelli al posto della cuoca nel ristorante Il Fantino; gli
Abba all’apice del successo invadere il ristorante Il Caminetto; Barry White
incontrare a tavola al ristorante Club Europa ’92, il maestro Pavarotti; il
campione iridato Michael Schumacher festeggiare una vittoria da Pirri; Enzo
Ferrari discutere un ingaggio con Clay Regazzoni al ristorante Cavallino; Michael
Douglas e Catherine Zeta Jones, ordinare i calzagatti e le frittelle di
minestrone all’Osteria Giusti da Nano; John Hemingway, nipote dello scrittore
premio Nobel, prendersi l’aperitivo al Caffè dell’Orologio.
Pubblicato su Il Resto del Carlino – dicembre 2013