Agriturismo Garuti, nel cuore del Sorbara

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Tralci nodosi e possenti, foglie larghe verdissime e tanti grappoli di succosa uva nera, la vigna vecchia della famiglia Garuti, posta all’ingresso della tenuta è uno straordinario esempio di longevità, storia e tradizione familiare. Risale agli anni cinquanta e continua a fare il suo dovere, anche oggi che i suoi frutti servono alla zia per fare i golosi “sughi”. Sono i tratti evidenti dell’amore filiale verso un territorio. Un progetto di vita, che nasce nel 1920, quando Dante Garuti classe 1901, e la moglie Valentina, prendono in affitto un piccolo appezzamento di terreno a Sorbara, dove impiantare una vigna e coltivare la terra. Nascono Fioravante, Elio e Romeo, che raggiunta la maturità daranno impulso all’attività. Elio sposa Vilma e nascono Gianni, Anna Maria e Antonella, mentre Romeo sposa Marta e nascono Paola e Maria Rosa. Nel 1970 viene costruita la cantina nuova, ma nell’83 viene a mancare Romeo, sarà Elio a proseguire con la cognata Marta e la nipote Paola, a cui si unisce nell’89 Mauro Bompani, marito di Antonella, guidato nel suo apprendere da Elio, nominato Cavaliere del Lavoro, Ufficiale e Commendatore. Quattro i poderi di proprietà, con trenta ettari vitati a Lambrusco di Sorbara, Trebbiano, Pignoletto e Salamino, mentre il brand si consolida, diventa sinonimo di qualità, e arrivano prestigiosi riconoscimenti, ma nel 2015 viene a mancare Elio e nel 2016 Mauro. Occorre rialzarsi ancora una volta, continuano Mariarosa alla parte finanziaria, Paola all’agriturismo, Antonella alla Cantina, e Annamaria che coordina i diversi ambiti, insieme ad Alessio e Andrea, giovani e determinati. Poi nel ‘93 apre l’agriturismo, ambienti rustici e accoglienti, con un fresco bersò, dove Marta è la regina delle paste fatte a mano, coadiuvata da Paola figlia di Romeo e dal marito Roberto. Una cucina di casa, semplice e vera, espressione di tradizione modenese tout court. Si inizia con l’antipasto di salumi e il gnocco fritto, e si prosegue con la pasta, punto forte del menu. Impossibile dire di no ai tortellini, alle tagliatelle al ragù, ai tortelloni con pancetta e rucola, ai maccheroni al pettine con il galletto, ma neppure sottrarsi al pollo dorato (che vale il viaggio), agli arrosti misti, al filetto di maiale all’aceto balsamico, con materie prime prodotte nella tenuta. Il capitolo dei dolci, è un trionfo di delizie che non delude, con la zuppa inglese, il mascarpone, le crostate della tradizione, scegliendo il migliore abbinamento tra i quattordici vini della tenuta, per concludere con il caffè della moka e il Nocino home made. E per chi vuole fermarsi, otto confortevoli camere, e suggestive visite guidate ai vigneti, alla cantina e alla storica acetaia.vino1

di Luca Bonacini

Pubblicato su QN Resto del Carlino – ottobre 2018

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