Stare bene al Miramonti l’Altro, con la cucina di Philippe Lévillé

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Philippe Lévillé

Qualche volta la tavola riesce ad essere davvero uno straordinario mondo di Oz nel quale immergersi senza pensieri, godendo appieno del momento, lasciandosi cullare da ciò che qualcuno di molto bravo prepara magistralmente per te, e quel giorno, quel momento, diventano qualcosa di irripetibile da ricordare a lungo. Non sarebbe proprio il caso, vista l’intensa attività gastronomica di questo periodo, di aggravare la situazione con ulteriori consessi culinari, ma tantè, quando capitan Grignaffini chiama non si può glissare, sicuramente ne varrà la pena. Appuntamento al Miramonti l’Altro a Concesio nel bresciano, ristorante due stelle Michelin, guidato dallo chef Philippe Lévillé, e da Daniela Piscini, luogo simbolo della gastronomia della zona. La compagnia appare subito interessante, Andrea Grignaffini, direttore creativo di Spirito Divino, consulente della Guida Espresso Ristoranti; Silvano Brescianini, managing partner della Barone Pizzini, appena riconfermato alla vice presidenza del Consorzio del Franciacorta; Elio Ghisalberti, giornalista e collaboratore Guida Espresso Ristoranti; Stefano Donarini, business & comunication; e un altro paio di simpatici amici gourmet. Scegliere dalla poliedrica carta o Lasciarsi guidare dallo chef? Senz’altro la seconda, sopratutto quando si ha a che fare con chef di tale caratura. Bretone, classe ’63, esperienze a Parigi, New York, Martinica, e Montecarlo, poi l’Italia nel 1987 e il Miramonti l’Altro nel 1992, quando dalla famiglia Piscini riceve i fondamenti della cucina bresciana, e conosce Daniela che qualche anno dopo sposerà. Raffinata tecnica d’Oltralpe che Lévillé coniuga a una cucina golosa e di sostanza fatta di piatti che parlano bresciano ma con la erre francese, come il risotto ai funghi e formaggi dolci di montagna, un vero must del Miramonti l’Altro ma anche il cotechino da mangiare col cucchiaio o il Doppiopetto di piccione alla brace in due servizi, fegato grasso e tartufo nero. E arrivano 2 stelle Michelin, e 3 cappelli dall’Espresso. Si comincia con la Zuppetta di cozze di Bouchot alla senape e spezie dolci e il Cannolo di ricotta affumicata e gambero rosso marinato al lime, che ci introducono al mondi di Lévillé, si prosegue con la Baguette di lumache di vigna all’acetosella, scalogno e dragoncello, e ancora con la Quaglia laccata al miele con le sue uova e agro di soia. Inebriati da piatti succosi e di grande suggestione, pensiamo di essere verso il finale, e invece no, ecco arrivare il sontuoso Cotechino al cucchiaio con polenta taragna, ed ecco le delicate e perfette Farfalle con frattaglie di agnello e tartufo nero. Scolliniamo al fine con lo Stracotto di cappello del prete di manzo, vino rosso, scalogno confit e polenta croccante, ricco e goloso, per arrivare verso il traguardo dei formaggi, oltre cinquanta preziosi esempi di virtuose e minuscole produzioni. Poi i petit four e il monumentale gelato alla crema, più volte decantato da chi è già stato quì. I vini ? Quelli che mi ricordo: Barone Pizzini Brut Saten, Vega Sicilia 1992, Vega Sicilia Unico 1968, Quinta Do Vesuvio Porto Vintage. Pranzo, davvero memorabile, l’allegria e il piacevole conversare hanno fatto il resto.

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Baguette di lumache di vigna all’acetosella, scalogno e dragoncello

 

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Zuppetta di cozze di Bouchot alla senape e spezie dolci

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Il cotechino al cucchiaio con polenta taragna

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la bottiglia top del pranzo: Vega Sicilia “Unico” 1968

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Stracotto di cappello del prete di manzo, vino rosso, scalogno confit e polenta croccante

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il monumentale carrello dei formaggi

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il famoso gelato alla crema di Philippe Lévillé

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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