Il tortellino diventa un cocktail. 

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Il tortellino in brodo non si tocca, lo sappiamo bene. E’ il più modenese dei piatti, onnipresente in ogni insegna e casa geminiana che si rispetti, secondo un disciplinare non scritto che ammette pochissime varianti, un piatto che è da sempre un simbolo, ma che ora diventa un cocktail. Nessuno avrebbe mai osato tanto, ma nella Milano da bere si sa, tutto è possibile. L’impresa non facile è riuscita a Benjamin Fabio Cavagna, bartender del Cocktail Bar 1930 in via De Amicis a Milano, tra i pochissimi bar italiani nella The World’s 50 Best Bars, a cui si deve una carta di dieci drink gastronomici unica in Italia, suddivisa in antipasti, primi, secondi, dolci. Un innovativo menu liquido che coniuga, forse per la prima volta, gastronomia e mixology, esplorando piatti dell’immaginario collettivo, come tortellini appunto, ma anche ossobuco, pollo al curry, pizza marinara, affogato al caffè, torta Sacher, rendendo omaggio alle eccellenze emiliane, con due drink: il ‘Parmigiano Colada’ e il ‘Negroni all’aceto balsamico’. Un’esperienza innovativa, da provare nel cuore di Milano, che comincia al pian terreno, del bar ‘Mag Pusterla’ e prosegue nell’esclusivo ‘1930’, il bar segreto, ma solo se ci sono posti disponibili e si è dimostrato un autentico interesse all’universo dei cocktail. Non è facile, ma se si ottiene il tavolo, si scende una scala in pietra che porta a un’intima cantina sotterranea dalle luci soffuse, con soli 30 posti, arredata con mobili in legno scuro anni ’40, mattoni a vista, divani e un bancone a ferro di cavallo, in perfetto stile Proibizionismo americano, quando si beveva di nascosto, solamente nel retrobottega dei negozi di fiori e nelle agenzie di pompe funebri. Ma cosa contiene il drink dedicato ai tortellini? Brodo di gallina naturalmente (al 1930 se ne consumano 15 litri alla settimana), Martini Vermuth riserva Rubino, Bitter Fusetti, bourbon whiskey, infuso alla noce moscata, il tutto servito in una baby zuppiera in ceramica bianca, come da tradizione. E le dosi? Sono segrete, non le sapremo mai, come in tutte le ricette che si rispettino.

A cura di Luca Bonacini

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