
I seguaci del Commissario Montalbano, non si saranno lasciati sfuggire ‘Vi scriverò ancora’, edito da Sellerio, un carteggio, uscito in libreria pochi mesi fa, che ripercorre dal 1949 al 1960, gli anni romani di Andrea Camilleri, papà del celeberrimo investigatore di Vigata. Il volume, a cura di Salvatore Silvano Nigro e delle tre figlie dello scrittore scomparso nel 2019, racconta il giovane Camilleri, di stanza nella capitale, mentre studia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, per diventare regista e tra mille incertezze cerca di affermarsi. Sono gli anni difficili del Dopoguerra e lui arriva da Porto Empedocle in Sicilia, ma sente la nostalgia di casa e scrive ai suoi ogni tre giorni e quando tardano a rispondergli li rimprovera, ha bisogno di sentirne la voce, di raccontargli di sé e dei suoi lenti progressi, si preoccupa per loro e vuole sapere tutto quello che succede a casa. La vita a Roma non è facile, dorme in alloggi temporanei e riceve aiuti dalla famiglia, studia, scrive, pubblica, partecipa alla vita romana, tra un articolo e una piece, è un giovane colto e interessante ed è nella capitale, dove la gente di cinema è di casa. Frequenta Gassman, conosce Guttuso, incontra Brancati, Levi, Gatto, diviene amico di Italo Calvino, Antonioni, Lizzani, Zavattini, scrive a Blasetti che gli risponde e a Rossellini con cui è a un passo dal collaborare a una regia, va a cena con Anna Magnani, è in giuria con Ungaretti, Montale, Quasimodo, Moravia, ma lotta con la precarietà del quotidiano, non avendo ancora introiti sicuri. Sono anni difficili pieni di alti e bassi, ma riuscirà a farcela. Nell’estate del ’52 è a Modena a casa dell’attore Luigi Vannucchi e il 23 luglio scrive: «Mamma carissima, ieri sono rientrato a Roma dopo tredici giorni di permanenza a Modena…Mi sento molto meglio… i Vannucchi erano di una gentilezza vera e non convenzionale, tanto da farmi sentire come a casa mia….Non ho potuto incontrarmi con Alfredo a Modena, perché il Rapido non ferma.»
di Luca Bonacini