Modena città della Settima arte

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Nel 1976, Villa San Donnino, a Modena Sud, immersa in una bolla di verde e tranquillità (non ci si accorge di essere a pochi metri dall’autostrada), miracolosamente integra, con le sue raffinate atmosfere liberty e le tele futuriste, conservate amorevolmente dalla famiglia Lonardi, sarà immortalata dal regista Bernardo Bertolucci durante il girato del film Novecento. Una pellicola entrata nella storia del cinema, con i giovanissimi Robert De Niro, Gérard Depardieu e Dominique Sanda, che dormivano in roulotte nel parco della villa. Basterebbe questo capolavoro a laureare Modena città della settima arte, ma non sarà l’unico, a Modena e nel modenese, verranno realizzate una quindicina di pellicole. Nel 1963 La bella di Lodi, di Mario Missiroli, con un’algida Stefania Sandrelli seduta ai tavolini del ristorante Oreste, a pochi metri dallo scrittore Antonio Delfini nel ruolo di avventore/comparsa. Nel 2018 sarà la volta del pluripremiato Ci vuole un fisico, di Alessandro Tamburini, con la telecamera che si sofferma sulla Ghirlandina, Piazza Pomposa, Piazza Roma e diversi locali cittadini. E anche la provincia sarà densa di produzioni cinematografiche tra cui Salo’ o Le 120 Giornate di Sodoma del ‘75, l’ultimo film di Pier Paolo Pasolini, che prediligerà gli interni di Villa Sorra a Castelfranco. La mortadella, girato a Carpi da Monicelli nel ’71, (città nativa di Liliana Cavani), protagonisti Sofia Loren e Gigi Proietti. Il medesimo luogo dove nel ’98 il cantautore Ligabue girerà Radio freccia e nel 2017 verrà girato il film indiano con la star asiatica Ghanta Naveen Babu. A Nonantola verrà realizzato il documentario I ragazzi di Villa Emma. Nella Bassa Modenese, il film in due puntate su Don Zeno Saltini. A Modena la fiction Che dio ci aiuti, con Elena Sofia Ricci; e ancora la serie della Universal Master of None (2015). Il film di Mediaset su Enzo Ferrari del 2003 con Castellitto e quello tanto atteso con Christian Bale e Penelope Cruz, del 2022. Tuttavia c’è un po’ di Modena anche in Ladri di biciclette del 1948, di De Sica e Zavattini, dove la telecamera indulge sulla locandina della partita Roma-Modena, appunto. I cinefili più agguerriti ci confermano che l’esiguo budget del film non consentiva di assumere le tante comparse di cui ci sarebbe stato bisogno e De Sica pensò di approfittare della folla che si sarebbe originata davanti allo stadio Flaminio al termine della partita. Uno dei più grandi film di tutti i tempi, entrato nella storia del Cinema, ma che alla prima, proiettata a Roma, verrà accolto in modo pessimo dal pubblico, il quale reclamava il rimborso del biglietto. Ladri di biciclette è considerato uno dei massimi capolavori del neorealismo cinematografico italiano, nel 1950 conquistò l’Oscar come miglior film straniero e nella sua vita ha raccolto una marea di consensi di critica e di pubblico. Quattro anni dopo la sua uscita, venne proclamato il più grande film di tutti i tempi dalla rivista cinematografica britannica Sight & Sound, successivamente nel 1958 fu dichiarato il secondo miglior film di sempre alla Confrontation di Bruxelles, da una giuria internazionale di critici. Ladri di biciclette è stato in seguito inserito, come opera rappresentativa, nella lista dei 100 film italiani da salvare; classificato in quarta posizione ne “I 100 migliori film del cinema mondiale – I più grandi film non in lingua inglese” dalla rivista Empire. Inoltre, il magazine statunitense Rolling Stone, lo ha collocato al 55º posto nella sua speciale classifica dei migliori cento film del XX secolo.

di Luca Bonacini

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