La Pizza di Enzo Ferrari

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La PIZZA del DRAKE
di Luca Bonacini
Era il 1976 quando il Drake passando in auto con l’autista Dino, si accorse di quel cartello che indicava “Pizza al metro”. Volle fermarsi. Pur non amando i ristoranti che non conosceva si lasciò tentare dalla curiosità ed entrò nel locale accolto con emozione da Raffaele Apicella, patron del locale e ferrarista di lunga data, il primo a inventarsi la pizza al metro. Varcava la soglia il suo idolo e gli riservò l’intero locale, gli dedicò tutte le migliori attenzioni, cucinando la pizza e il miglior pesce che aveva a disposizione.
Enzo Ferrari rimase colpito e da quel giorno iniziò un rapporto che avrebbe continuato a lungo, fatto di rispetto e stima, reso ancor più solido dal fatto che Raffaele era cliente del Cavallino. Tornò in diverse occasioni ben sapendo che avrebbe potuto pranzare in tranquillità, ogni tanto domandava gli ingredienti di questo o quel piatto, informandosi sulla preparazione e dando pareri, manifestando di tanto in tanto i suoi apprezzamenti “… in quelle occasioni riuscivo a preparargli alcuni nostri piatti della tradizione reinterpretati, come la salsiccia ubriaca con marmellata di cipolla e crema di polenta al profumo di castagne, o come il tanto amato “cotechino in galera” da una ricetta del rag. Benzi, suo amministratore personale”. Anche oggi che il “Grande Vecchio della Formula Uno” non c’è più, alcune tele di artisti famosi arredano il locale e un’ampia vetrina mostra accanto all’ingresso, i tanti rari cimeli del mondo dei motori ricevuti in regalo dal Drake e dai piloti, oggetti da collezione, libri con dedica, e biglietti di ringraziamento, mentre il pavimento ospita un pezzo di macchina di Gilles Villeneuve protetta da una robusta lastra di vetro, a ricordo dei momenti spensierati trascorsi in quel locale. Tra i ricordi piacevoli c’è anche una gentilezza che  il Drake ebbe nei confronti di Lello conoscendo la sua passione per i vini di pregio, lo invitò a casa per regalargli alcune bottiglie di spumante che gli aveva donato il dittatore argentino Peron intitolate a lui, ma non fece in tempo qualche mese dopo venne a mancare. Un sodalizio che continuò anche in seguito con Keke Rosberg, Mario Andreetti, (che facevano arrabbiare il Drake, perché acquistavano la Ferrari e l’anno dopo la vendevano); Clay Regazzoni, Michele Alboreto, Renè Arnoux che arrivava con un Daytona giallo, e Schumacher “che arrivò senza prenotazione a ristorante pieno a cui procurammo in extremis un tavolo appartato” poi Chinetti, Barnard, Postelwhite, Montezemolo, e l’Ing Piero Ferrari anche oggi cliente affezionato.
Pubblicato sul Resto del Carlino 2012

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