Il fascino della vecchia via Giardini

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Guidare sul vecchio tracciato della Via Giardini è un dolce zigzagare che ha entusiasmato ciclisti, centauri e piloti di ogni ordine e grado, ma anche gente comune, curve, rettilinei e tornanti, di una signora che ha quasi due secoli e mezzo di vita, fiera del suo passato e delle sue rughe, cui anche Fausto Coppi e Gino Bartali renderanno omaggio, fermandosi alla fonte di acqua freddissima che sgorga ancora oggi, accanto al ristorante la Fontanina, ma anche Enzo Ferrari guidava volentieri su questa strada, veloce per l’epoca. Per il Drake rappresentava un campo prove dove a tutta velocità collaudava i suoi bolidi arrivando fino all’altezza del ristorante la Noce a Montagnana per poi fare inversione e rientrare a Maranello. Ne conosceva ogni filo d’erba e l’aveva percorsa mille volte, sottoponendo cilindri e pignoni a un duro lavoro, anche quando gli era stato imposto di scortare Benito Mussolini a Pavullo, rischiando grosso. Guidando come sapeva fare lui aveva preceduto il duce di mezz’ora all’appuntamento a Sassuolo, dove avrebbero dovuto pranzare e ne era nato un incidente diplomatico. Un’arteria fondamentale per la viabilità nazionale, che collegava il passo del Brennero a quello dell’Abetone, nel tratto modenese disseminata di accoglienti trattorie, gremite soprattutto il sabato e la domenica, alcune oggi purtroppo chiuse, come la trattoria San Venanzio, il Gatto verde, il Posta a Barigazzo, altre ancora in salute come Muzzarelli, la Fontanina, il Gallo azzurro e più su Romani a Querciagrossa. Una strada voluta dal Duca Francesco III d’Este, che nel 1766 ne decise la costruzione per collegare il Ducato di Modena al Granducato di Toscana, nominando direttore dei lavori per il tratto emiliano Pietro Paolo Giardini. Fu un’opera importante per allora, verranno assunti 5000 operai impegnandoli per dieci anni, fino alla conclusione, mentre nascono come i funghi stazioni di posta, negozi, osterie per fornire i principali servizi ai viaggiatori in transito. Un tracciato obbligato per valicare gli Appennini, promosso a strada nazionale con l’Unità d’Italia, che ha avuto anche viaggiatori illustri, dall’Imperatore Giuseppe II°, all’Arciduca Ferdinando d’Austria, dal generale Bonaparte, a Papa Pio VII e tantissimi altri. Tuttavia da alcuni anni è andata in pensione, ha dovuto cedere lo scettro di strada statale SS12 alla più veloce e parallela Nuova Estense, costruita più a est, con un fascino indiscutibilmente minore, che i più nostalgici naturalmente evitano, preferendo ancora il vecchio tracciato più sonnacchioso e meno battuto.

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di Luca Bonacini

Pubblicato in versione ridotta su Qn Resto del Carlino in settembre 2022, aggiornato maggio 2023.

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