I NUOVI AMBASCIATORI DEL GNOCCO D’ORO 2021

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Filippo Bartolotta

Nell’edizione del decennale, consegnati i riconoscimenti della Confraternita del Gnocco d’Oro a 4 figure di spicco, della cultura e dell’enogastronomia nazionale.

Tra i fondatori della Confraternita del Gnocco d’Oro nel 2008 ai tavolini del Caffè dell’Orologio di Modena, c’erano anche Edmondo Berselli, Giuseppe Pederiali, Renato Bertacchini, Paul Vangelisti, Giuliano della Casa, Roberto Armenia, John Hemingway. Un manipolo di dieci gourmet, non solo modenesi, che lanciarono l’idea di ridare smalto a un cibo geminiano antico come il gnocco fritto, facendolo uscire dal cul de sac in cui la modernità e le mode lo avevano relegato. Fino alla fine degli anni 2000 infatti il gnocco fritto era sparito dai ristoranti della città, rimanendo appannaggio solo delle trattorie di campagna, quasi come se fosse un cibo di cui vergognarsi perché troppo popolare o semplice. Da allora tanto lavoro è stato fatto e oggi il gnocco è presente come entrèe in importanti insegne modenesi sia nella versione classica che reinterpretato in chiave contemporanea, oltre che nei bar e nelle trattorie. Un’associazione assolutamente no-profit, che si è generata con lo scopo di mappare i luoghi del (e non dello) gnocco fritto a Modena e provincia, in primis i bar, che sono un centinaio, dove si frigge ogni giorno, esprimendo un fenomeno unico in Italia. Quella ricerca è divenuto un volume pubblicato nel 2011 da Artestampa, a cui sono seguiti progetti e pubblicazioni sulle altre eccellenze modenesi, come la crescentina, il borlengo, il mirtillo dell’Appennino modenese, la castagna, l’amarena brusca di Modena, la ciliegia di Vignola e il tortellino, attraverso ricerche storiche, interviste, collaborazioni con Università, sodalizi con Biblioteche. Il prestigioso riconoscimento è stato consegnato lo scorso 16 ottobre, in occasione della manifestazione “La Bonissima” intitolata alla celeberrima benefattrice modenese, atteso appuntamento gastronomico d’ottobre nel cuore della città. Tra gli illustri proclamati ambasciatori nelle precedenti edizioni: Andrea Grignaffini (che da anni è parte del Comitato Scientifico della Confraternita), Luigi Cremona (direttore Guida Touring), Licia Granello (Repubblica), Davide Paolini (Sole 24 Ore), Pier Bergonzi (vice direttore Gazzetta dello Sport), Stefano Caffarri (direttore Cucchiaio d’Argento), Massimo Bottura (Osteria Francescana), Gino Fabbri (pastry chef campione del mondo), Antonio Paolini (coordinatore Guide del Gambero Rosso), Luca Marchini (ristorante Erba del re), Anna Scafuri (giornalista capo servizio RAI), Edoardo Raspelli (conduttore Mela Verde), Giorgio Pinchiorri (Enoteca Pinchiorri-Firenze), Pierluigi Gorgoni (docente Alma), Andrea Sinigaglia (direttore Alma) e Francesco Illy (imprenditore nel settore vino e caffè). L’intensa attività della Confraternita del Gnocco d’Oro si esprime in eventi e convegni di approfondimento sull’eno gastronomia emiliana e in una fattiva collaborazione con Artestampa Edizioni, con cui dalla sua fondazione sono nati dodici volumi sulle tipicità emiliane. Ma ecco finalmente svelati i premiati 2021 dell’edizione del decennale, designati dallo scrupoloso lavoro che ha impegnato il Gran Giurì della Confraternita, attraverso il consueto ciclo di incontri preliminari: Beppe Boni, condirettore de Il Resto del Carlino e del portale web Carlino.it. Penna dell’eccellenza giornalistica italiana, l’intensa narrazione che lo contraddistingue lo ha condotto in zone lontane, senza mai far venire meno la profonda dedizione al territorio emiliano”. Leila Salimbeni, coordinatrice del magazine Spirito Divino. “Una carriera all’insegna dell’imperativo di bellezza, un prezioso contributo letterario alla confraternita ‘sul brodo e la sua essenza’, esempio per i giovani del mondo food di come la passione guidi al futuro”. Filippo Bartolotta, imprenditore nella comunicazione e sommelier delle star. “Innovatore nell’approccio al mondo del vino, portavoce dell’Emilia-Romagna fino agli Stati Uniti, in un solo minuto immerge il pubblico nei migliori calici”. Stefano Corghi, ristoratore e presidente del Consorzio Modena a tavola. “Rinomato ristoratore alla guida di “Modena a Tavola”, lo adorna quintessenza della tradizione, racchiudendo nella moderna figura di chef l’artigianalità di un laboratorio dei sapori”.

PROFILI AMBASCIATORI 2021

BEPPE BONI

Classe 1957, è condirettore de Il Resto del Carlino e del portale web Carlino.it. Ha diretto per due volte la rivista di equitazione Cavallo Magazine. Ha iniziato come cronista di nera e giudiziaria, antica passione, ha collaborato con l’Agenzia Ansa e il Corriere della sera, muovendo i primi passi del mestiere come professionista, al Giornale di Indro Montanelli, in passato ha realizzato reportage all’estero in zone di crisi come Libano, Albania e Afghanistan. Al Resto del Carlino ha ricoperto il ruolo di vice direttore, caporedattore centrale, capo della cronaca di Bologna, capo della cronaca di Rovigo, vice caposervizio alla cronaca di Modena. Tra i suoi lavori, che raccontano della sua dedizione al territorio emiliano e colpiscono per l’intensità e la fine narrazione, il reportage di qualche anno fa sull’Osservatorio e la base militare del Cimone insieme al più recente volume: “La strage del 2 agosto”, pubblicato da Minerva Edizioni.

Beppe Boni

LEILA SALIMBENI

Classe 1984, un amore incondizionato per la carta, lo scrivere, i libri di Umberto Eco e “una tentazione, mai abbandonata, di ridurre tutto a testo…in un precisissimo, imperativo di bellezza”. Dopo la laurea in Linguistica alla Sapienza di Roma, nel 2010 arriva a Bologna dove si specializza in Semiotica Strutturalista con una tesi sulla cucina di Massimo Bottura. Qui l’incontro – illuminante – con Andrea Grignaffini, i progetti di Passione Gourmet e Spirito diVino di cui oggi è coordinatrice editoriale. E quest’anno è arrivato il premio ‘Food writer dell’anno’, per la Guida ai ristoranti di Identità Golose 2021. Prezioso e colto, il suo contributo letterario ‘sul brodo e la sua essenza’, fornito alla Confraternita del Gnocco d’Oro nel 2020, per la realizzazione del volume sui tortellini, da rileggere ogni qual volta si sente il bisogno di bella narrazione. “Sono grata per questo riconoscimento, Modena è una delle città più significative della mia vita professionale ed è dove è iniziato il mio percorso. Nel 2009 ho fatto la tesi di laurea su Massimo Bottura e sono venuta a pranzo all’Osteria Francescana, una volta al mese per un anno, un’esperienza che non dimenticherò facilmente. Ho vissuto momenti straordinari, mentre annotavo le suggestioni che mi arrivavano dal servizio e dalla cucina, entrambi di altissimo profilo e Bottura mi scrisse una lettera da Melbourne dove si trovava in quei giorni, che venne letta in classe dalla mia relatrice. E’ stata un’autentica esperienza, che mi ha permesso di muovere i primi passi nel mondo dell’enogastronomia”.

Leila Salimbeni

 

FILIPPO BARTOLOTTA

Classe 1972, fiorentino, imprenditore nella comunicazione, sommelier, wine coach e molto altro. Ha cambiato il concetto stesso di narrazione, attraverso una visione colta e un approccio ampio al vino, utilizzando modalità innovative, come le sue ‘One minute wine’, seguitissime mini clip che raccontano 1 vino in 1 minuto. Il suo coinvolgente racconto del vino, lo ha portato alla Casa Bianca e al Metropolitan Museum di New York, e se non risponde al telefono, probabilmente si trova in una cantina stellare di qualche celebrities, tra Londra, New York, Los Angeles, per segnalare le bottiglie importanti che mancano. Tra i suoi estimatori Dustin Hoffman, John Malkovich, Emma Thompson e altri grandi nomi dello star system. Memorabile la degustazione organizzata nel 2017 nella villa senese dell’ambasciatore americano insieme a Michelle e Barak Obama, con nove grandi vini impossibili, dai millesimi particolarmente significativi per la coppia, e c’era anche un Lambrusco Metodo Classico modenesissimo, in abbinamento ai piatti di Massimo Bottura. “Sono felice di questo riconoscimento. Mi sento legato a Modena per tanti motivi, uno su tutti, l’aver portato il vostro aceto balsamico tradizionale in diverse occasioni di rilievo dal 2010 a oggi, a rappresentare la straordinaria artigianalità italiana, insieme a Parmigiano e Lambrusco. In questi anni sono a venuto a Modena anche per alcune collaborazioni con Ferrari e Maserati e non ultimo, nel 2017 ho avuto modo di raccontare il Lambrusco metodo classico di una rinomata cantina modenese, durante l’evento privato con Michelle e Barack Obama, che si svolse sulle colline di Siena. Nella degustazione che precedeva la cena firmata Bottura, proposi un’esperienza sensoriale con nove vini di altissimo livello, provenienti da diverse regioni della penisola. Ho scelto le annate ripercorrendo le date importanti degli Obama: il Barolo Oddero annata 1961, era l’anno di nascita del 44° presidente. Il Brunello di Montalcino Col d’Orcia 1964 era l’anno di Michelle, mentre il Sassicaia 2009, richiamava l’attenzione sulla data in cui diedero a Obama il Nobel per la pace. Poi è venuto il momento del Lambrusco, era il metodo classico cuvèe ‘36’ di Cantina della volta, abbinato alle lasagne della Francescana e non poteva essere altrimenti con i piatti di quel menu anche un po’ modenese”.

Filippo Michelle Obama

STEFANO CORGHI

Classe 1970, chef e imprenditore nella ristorazione, lo scorso luglio è stato riconfermato alla guida di ‘Modena a Tavola’ per i prossimi tre anni, proseguendo il lavoro intrapreso nel precedente mandato, nel quale si era distinto per la vivacità di pensiero e le iniziative di spessore, riaffermando la centralità dell’enogastronomia, una risposta concreta che Modena a tavola, ha voluto dare aderendo al corso di cucina promosso dal Comune di Modena, per le detenute del carcere di Sant’Anna. Dopo aver gestito per quindici anni il pub Old Distillery, Corghi approda al Luppolo e L’Uva in via Staffette partigiane, per farne un vero e proprio laboratorio dei sapori, dove si privilegiano gli ingredienti territoriali. Tra i suoi meriti l’aver ripercorso il solco della tradizione fino a recuperare il rito dell’uccisione del maiale, a cui ogni anno partecipa personalmente, ricavando ciccioli, salsicce, pancette, salami e prosciutti sopraffini che serviranno al fabbisogno del locale, mentre nascono piatti che si ispirano alla tradizione e non solo, descritti in un racconto coinvolgente che caratterizza una stilistica singolare nel panorama modenese. Al Luppolo e l’uva, si sono svolti importanti eventi della Confraternita, tra cui la giuria del tortellino e quella dell’amarena brusca. “Sono appena tornato dal Cammino di Santiago di Compostela, un’esperienza molto profonda che mi ha dato tanto, ma quando avevo voglia di casa, pensavo all’ aceto balsamico tradizionale e alla bottiglia di Lambrusco, che avevo nello zaino. Ho scoperto quanto Modena è amata, ed è connessa a questi due prodotti. Il territorio modenese ha un paniere enorme di prodotti di rilievo, che qualche volta non vediamo perché sono troppo vicini a noi. Guardiamo indietro e riflettiamo su ciò che di ‘buono’ i nostri padri ci hanno lasciato, abbiamo un classico che può diventare neoclassico o avanguardia, ed è ancora inespresso. La ristorazione è in crescita e si sta riscoprendo il territorio è il momento di ritrovare le nostre radici. Ringrazio per questo premio che mi riempie di orgoglio, perché conferma il lavoro che con i colleghi di Modena a tavola stiamo facendo e ci sprona a proseguire su questa strada”.

Stefano Corghi

Evento realizzato grazie alla collaborazione di Salumificio Gigi, Cantina della Volta, Acetaia Giusti 1605, Antica Moka, Artestampa edizioni.

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